Una voglia di mettersi in gioco e creare qualcosa di personale che supera la mancanza di punti di riferimento e qualsiasi certezza nel futuro.
Questa è stata la forza propulsiva che ha spinto Abu Abdelmahdi, startupper afrodiscendente founder di Oxyera, una piattaforma che centralizza e semplifica l’acquisto e la gestione dei farmaci.
<<Sono originario dell’Egitto – racconta Abu – e sono venuto in Italia per studiare: l’idea di creare Oxyera è nata proprio durante il mio primo impiego dopo la magistrale. Tutto è partito da un’esigenza di mercato che si riflette nella nostra quotidianità, in particolare in un contesto specifico: quando andiamo in farmacia e non troviamo ciò di cui abbiamo bisogno, o prendiamo un equivalente o ci mettiamo a girare altre farmacie. Riflettendo su questa situazione estremamente comune, ho cercato di capire se ci fossero soluzioni a questa scomodità, sul mercato, ma non ho trovato nulla. Mi sono fatto alcune domande ed è partita l’idea della startup.>>
L’inizio di Oxyera… e di uno startupper afrodiscendente
Per Abu, Oxyera non è stata complicata da sviluppare a livello tecnico, perchè le difficoltà più grandi si sono presentate sotto il punto di vista del mercato stesso, degli aspetti legali e legati alla privacy. Oltre a tutto questo, le poche conoscenze del settore e dell’universo startup non hanno facilitato la creazione di questo progetto.
<<Ho iniziato neanche da zero: da sotto zero! Quando ho deciso di lavorare su Oxyera, ho iniziato a mettere già soldi da parte, ma contemporaneamente mi piaceva anche il mondo degli investimenti in azioni, quindi investivo anche un po’ di quello che mettevo a parte. A un certo punto, ho lasciato il lavoro per lavorare alla startup e dopo ho fatto, diciamo, un errore negli investimenti… e ho perso più o meno l’85% del capitale con il quale dovevo partire. Ciò ha reso il percorso più difficile di quanto fosse già, perchè all’epoca non sapevo nulla del mercato farmaceutico, dell’ambito sanitario in generale e nemmeno del mondo delle startup. Anzi, non sapevo neanche cosa volesse dire “startup”: sono di Genova e qui in Liguria non esiste un ecosistema per le startup.>>
L’ecosistema startup
Nonostante un inizio complesso, Abu aveva una luminosa stella polare a guidare la sua strada: la consapevolezza che lavorare in un’azienda, anche con un buono stipendio, significasse dedicarsi al progetto di qualcun altro, mentre il suo obiettivo era mettere in piedi una realtà propria per poter dire, guardandosi indietro, di aver costruito qualcosa. Il mondo delle startup, però, è molto diverso da quello imprenditoriale…
<<L’imprenditore può essere qualsiasi persona che decide di iniziare un suo progetto, mentre l’ecosistema delle startup funziona in modo diverso, perchè è un ambiente più orientato verso l’economia. Personalmente, il fatto di iniziare da solo, senza altri co-founder, e di dover imparare direttamente sul campo senza sapere dove rivolgersi, a chi rivolgersi, dover spesso viaggiare verso Milano e Roma per seguire tutti gli eventi e costruire relazioni e conservarle il più a lungo possibile è stato difficile.>>
Quando le differenze non contano
Un contesto dai meccanismi sconosciuti, all’interno del quale Abu ha notato quasi subito una caratteristica impossibile da non vedere: durante le occasioni di networking, era l’unico startupper afrodiscendente presente.
<<In Italia non vedo spesso una figura nera ricoprire, per esempio, il ruolo di amministratore delegato in una grande azienda, men che meno qualche startupper afrodiscendente, e questo era un punto interrogativo anche per me. Una volta entrato nel giro, però, non ci ho più pensato: stavo facendo la cosa che mi piaceva e stavo percorrendo la strada giusta. E anche se i founder delle altre startup non erano abituati a vedere un ragazzo come me, ho capito in poco tempo che la maggior parte di loro cerca di volentieri di dare supporto a ragazzi giovani, in particolare stranieri, che provano a mettere in piedi un progetto comprensivo di vari attori.>>
Come guidare uno startupper afrodiscendente?
Riflettendo su questa situazione, il founder di Oxyera è quindi giunto alla conclusione che, forse, la difficoltà più grande per un futuro startupper afrodiscendente è il terrore del pregiudizio legato al colore della pelle.
<<Il fatto che tanti altri ragazzi e ragazze afrodiscendenti volenterosi di iniziare abbiano paura di essere discriminati è molto comune. Quello che posso fare, quindi, oggi che ho raggiunto un certo livello di esperienza è mettermi in prima linea per aiutare i giovani a cambiare questa mentalità: una volta superato questo ostacolo, avranno solo da guadagnarci!>>
Se per fare impresa serve coraggio e la voglia di mettersi in gioco, diventare uno startupper afrodiscendente è una vera e propria sfida, che ogni giorno consente di imparare delle azioni di ieri per cogliere le occasioni di domani.
Ringraziamo Abu per averci raccontato la sua storia: se volete conoscere tutti i progressi di questa realtà, non dovete fare altro che seguire il profilo di Abu e la pagina di Oxyera su LinkedIn!